Veneziano quotidiano

Ho sempre pensato e difficilmente cambierò idea, che nel dialetto esistano espressioni che rendono i concetti in modo sublime.

Ecco quindi che qui sotto troverete espressioni e modi di dire che uso o si usano in famiglia. Difficilmente saranno traducibili in italiano perché non avrebbero senso dato che il senso è quasi sempre figurato, quindi i non veneti dovranno accontentarsi della versione traslata o della spiegazione.

A proposito, voi quanto spesso usate il dialetto? E i modi di dire dialettali?

Roba su un canton va ben ogni stagion (le cose messe da parte prima o poi tornano utili)

Tajar tabari Lett. Tagliare mantelli (italiano: farsi seghe mentali)

Filar caigo Lett. Filare nebbia (pensare che una cosa,specie inerente alla salute, sia più grave di quel che è)

Portar pegola (portare sfiga, chiamarsi la sfiga da soli)

So(l)ana scottatura più o meno leggera causata dal sole. L’origine di questa parola è curiosa, indicava uno speciale cappello senza zucchetto e con la tesa molto larga che le dame usavano per tenere la chioma allargata mentre si esponevano al sole dopo aver cosparso sui capellila lozione per schiarirli. Solana era il nome del cappello ma potete ben immaginare il colore che prendevano le braccia e il viso di chi avesse esagerato con l’esposizione!

Ofegà termine tecnico usato per indicare un vestito sporco solo superficialmente a causa del lungo utilizzo.

S-chechè significa persona balbuziente

scrovàda (intraducible) dicesi di cosa fatta male e non funzionante per lo scopo per il quale è stata prodotta.

Casca colombi coti (cadono, dal cielo, colombi cotti) si dice quando fa davvero tanto caldo e c’è tanta afa. Esiste una versione invernale ma è riservata alla presa in giro di chi invece si lamenta in modo ingiustificato del freddo: “ghe xe mussi ingeai” (ci sono asini ghiacciati)

 

Qui sotto invece le parole in dialetto che mi scappano durante la scrittura con il corrispettivo in italiano

ciaccole= chiacchiere

porséo letteralmente maiale ma riferito ad una leggenda su Sant’Antonio di cui ignoro le origini