Pensieri e Riflessioni

Un pensiero, all’improvviso

Non stavo facendo nulla di particolare e all’improvviso mi sono venuti in mente quelli che lasciano le recensioni negative sui ristoranti, e ho fatto questo pensiero, che probabilmente si collega anche ad una cosa su cui avevo riflettuto al mare: mi da idea, sembra quasi che stia diventando sempre più frequente che la gente percepisca la realtà, la vita, le cose che succedono e quelle di cui fanno esperienza, non come qualcosa di collegato alla vita, qualcosa appunto di cui godere, qualcosa da percepire, ma come se fossero degli spettatori e che quello che gli si presenta davanti sia messo lì per loro e che debba poi essere valutato, qualcosa quindi che esiste solo perché gli diano un punteggio positivo o negativo.
Quindi non più come qualcosa di estraneo di casuale, di vitale, inteso come cosa che fa parte delle vicende della vita!

Questo pensiero un po’ mi turba.

Pensieri e Riflessioni

Qualche perplessità e qualche riflessione, messe a casaccio

Dopo aver intimato lo stop a tutto quello che poteva essere fermato, ovviamente ora si sta cercando di allentare sta morsa.

Purtroppo però non viene chiaramente detto che non è perché il pericolo è passato, ma perché i danni all’economia sono già troppi e il sistema sanitario adesso riuscirà a far fronte ad un peggioramento anche più grave di quello che è stato.

In un Paese che vive di turismo, i danni alla categoria sono già immensi ma purtroppo non saranno in alcun modo risanabili perché le perdite continueranno ancora quantomeno fino a fine anno, sempre che sto coronavirus non sia come l’influenza stagionale che fa giri immensi per poi tornare!

Non credo che questa estate saranno molte le persone che avranno ancora ferie da parte per far vacanza o, se anche le hanno, avranno i soldi.
Non so nemmeno quanti potranno avere la voglia di andare in giro con la spada di Damocle di potersi ammalare o con la prospettiva di non poter vedere i musei, andare al ristorante, stare al mare.

Ormai ci esce dagli occhi che le uniche armi in nostro possesso al momento sono: il distanziamento sociale, la mascherina e la sanificazione, e io sinceramente mi domando se qualcuno ha valutato la possibilità che le spiagge diventino una bomba sanitaria in meno di un batter di ciglia.
Non parlo solo delle distanze di sicurezza, che sarebbero già difficili da far rispettare con la gente ferma nelle piazzole degli ombrelloni, ma proprio del mare, dell’acqua.
Credo che nessuno possa dire di non aver mai fatto pipì in mare, quindi siamo proprio sicuri che il virus non potrà circolare in acqua e entrare ovviamente in contatto con tutte le mucose possibili del corpo di decine di persone specialmente bambini e loro genitori?

Ho lasciato per ultima la questione della app perché ne sono davvero poco informata ma mi sorge una perplessità.
È quasi quotidiana la notizia di persone multate perché sono andate in giro anche se vincolate in quarantena obbligata perché positivi, allo scoccare delle zone rosse e lockdown ci sono state fughe di irresponsabili verso altre regioni, quindi mi chiedo quale utilità può avere una app del genere se è evidente come il sole che chi eventualmente dovesse stare a contatto con un positivo il tempo sufficiente per infettarsi, poi non starà di certo a casa perché si è dimostrato che il sapere di essere dispensatori di morte non ferma in nessun modo l’italiano in crisi da mancato movimento.
E chi sa di essere potenzialmente positivo non farà altro che “dimenticare” il cellulare a casa e come sempre accade nel Belpaese “fatta la legge trovato l’inganno” perché tanto “io non sto mica male, perché devo starmene a casa ad annoiarmi?/devo andare a lavorare/fare la spesa/fare jogging”. Ok, se lo fermano lo multano, ma prima e dopo avrà bellamente sparso virus come fossero coriandoli!
Dicono che servirà per scopo scientifico, per capire come si diffonde e che chi la ha avrà accesso assicurato ai tamponi. Mi sta bene ed è giusto, ma allora perché non usare dati già disponibili e aggregati anonimamente come gli spostamenti delle app di tracking dell’attività fisica? Provo a rispondere, forse perché nonostante mia mamma non metta il naso fuori da quasi due mesi, come me tra l’altro, la app contapassi dice che è arrivata più volte fino al distributore?
Credo che tutti i dati già disponibili, le analisi dei big data ad esempio delle ricerche on line, o le attività in entrata/uscita dai telefoni, siano più che sufficienti per qualunque studio scientifico sulla attività del virus.

La strada da percorrere a mio avviso è parecchio diversa: bisognerà prendersi carico di chi è un pericolo per la salute pubblica, ovvero chi è positivo (in base al tampone) e chi è in convalescenza perché non sappiamo quanto può essere infettivo. Entrambe queste categorie dovranno avere garantita una quarantena in luogo sicuro e non a casa propria.

Filosofia di vita · Pensieri e Riflessioni

Fine vita, secondo me. Pensieri liberi

Siamo alle solite. Ciclicamente ritorna e ciclicamente non si fanno passi sufficienti. Spero sempre sia la volta buona ma non lo sarà nemmeno stavolta. Il fine vita in Italia continuerà ad avere una storia travagliata e difficile esattamente come le persone alle quali dovrebbe dare sollievo.

Io credo che il problema, ancora una volta sia del genere che ricade in “siccome io credo che a xy questa cosa dia fastidio, allora me ne lamento e protesto, così faccio bella figura con Tizio”

(un po’ come disse un mio professore “ci preoccupiamo sempre troppo di quello che noi pensiamo che gli altri pensino di noi e troppo poco di quello che realmente pensano”)

Per quel che mi riguarda è un argomento che sento moltissimo e nel mio piccolo sto cercando di fare in modo che, semmai dovesse capitare a me, chi mi ama sappia cosa voglio, ma l’aura di tabù che aleggia sempre su questi argomenti è molto difficile da sciogliere.

Come giustamente ha detto una persona che stimo, in ballo non c’è il diritto a morire puro e semplice, ma il diritto a morire bene, dignitosamente.

Più volte ho detto che l’uomo con la tecnologia ha preso un po’ il posto di Dio. È arrivato ad avere la possibilità di mantenere la vita e le sue funzionalità, ma questo non sempre aiuta la Vita. La vita non è fatta solo di un cuore che batte e di polmoni che respirano. Non è infatti come cercano di dire certi integralisti, che si aprirà la via all’omicidio, perché non si tratta di uccidere nessuno, si tratta di fare un passo indietro dalla condizione di Dio che l’Uomo ha raggiunto. Non è un fallimento per l’homo tecnologicus, è banalmente la dimostrazione che è in grado di utilizzare in modo etico, umano, saggio, i potentissimi strumenti che è stato in grado di inventare.

Per molti arriva un momento in cui, nonostante ci sia un cuore che batte e i polmoni che vengono riempiti, la vita non c’è più. Non c’è contatto e interazione con il mondo. C’è solo un corpo le cui funzioni sono assicurate ad un filo di rame, la mente non più presente nella realtà…

Cosa distingue questi malati dalle persone che magari non vedono, non sentono, non parlano, non ci stanno con la testa… Normalmente?

Che i malati sono arrivati a quella condizione dopo un percorso di malattia (spesso genetica, sicuramente progressiva), durante la quale la quotidianità è stata frantumata pezzo per pezzo. A volte invece cambia nel giro di pochi istanti come per dj Fabo e Eluana, a volte in anni come per Welby. Per queste persone non c’è speranza di un rewind. Nulla potrà tornare a come era anche solo una settimana prima. Nulla!

Loro, i malati, a differenza di altri, possono vedere il loro futuro, lo conoscono e sanno che è un futuro vuoto, ma carico di dolore, e non riescono ad accettare quel dolore che si trovano costretti a porre sulle spalle delle persone che amano e trovano inaccettabile una esistenza di vuoto per sé e di dolore per chi amano.

La tecnologia ha fatto e fa moltissimo, la tecnologia salva molte vite. Quante centinaia di migliaia di persone subiscono una tracheostomia in situazioni di emergenza, a loro salva la vita, a molti altri la prolunga per anni perché la malattia ha loro tolto la facoltà di farlo da soli ma se, pezzo dopo pezzo ti si spegne ogni funzione che l’uomo riesce a imitare, è davvero accettabile costringere a vivere chi subisce queste privazioni e sostituzioni?