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Non posso non essere preoccupata

Di politica, lo ammetto ci ho sempre capito molto poco e anche la storia non è mai stata in cima ai miei interessi, ma in questi giorno non posso non pensare alla povera Liliana Segre e a tutte quelle persone che hanno vissuto sulla loro pelle il nazismo e che si ritrovano a dover rivedere tutto quello che hanno già vissuto 60, 70 anni fa.

Un governo che vieta le parole straniere ma che inventa il ministero del Made in Italy e manda in giro per il mondo controllori per verificare che il cibo italiano all’estero sia davvero italiano, che vieterà corsi scolastici e universitari tenuti in lingue diverse dall’italiano, un ministro che rielabora fantasiosamente la storia facendone una comica dicendo che “hanno ammazzato i violinisti”, un altro che fa sospendere i ragazzi che hanno fatto un murales di protesta, un governo che istituisce il ministero del merito, che riesce a far decadere gli accordi con l’Europa per avete i soldi per rinnovare e innovare la nostra povera Italia.

E la cosa che mi sta terrorizzando, è che, oggi come allora, TUTTI TACCIONO!
E’ un silenzio assordante!
Nessuno si ribella, nessuno alza la voce! Oggi come allora, ci ritroveremo da un giorno all’altro a chiederci come sia stato possibile finire come finiremo.

E non me la sento neppure di fare previsioni, qui, perché sono catastrofista nell’animo e quello che la mia mente sta generando fa paura perfino a me!

Pensieri e Riflessioni

Si avvicina Pasqua

Ormai non so più da quanti giorni vivo col pensiero fisso, cioè lo so, e sono 33 giorni oggi, ma sembra un’eternità.

Sembra un’eternità non tanto perché sembra passato tanto tempo, ma perché questo tempo che è passato è talmente uguale a se stesso che non vi è distinzione tra quello che è accaduto ieri da quello che è accaduto 3 settimane fa.

Per fortuna ho questa stupida abitudine di scrivere molte cose nella mia agenda-diario da scrivania, quindi posso vedere che le giornate sono state in qualche modo diverse, ma restano comunque terribilmente monotòne.

Io sono al sicuro, mi sento protetta, anche se, quando il papà va a fare le spese, sono tesa e angosciata. E la cosa mi fa soffrire perché, proprio perché è il più esposto, ha deciso di auto isolarsi anche in casa, quindi non ci vediamo praticamente mai. O almeno, non come prima.
Per fortuna siamo riusciti a fare la spesa con consegna in negozio, per quasi un mese, ma la prima spesa ci verrà consegnata solo tra una settimana e nel frattempo ha dovuto provvedere lui.

Io e i miei stiamo cercando di proteggerci, di seguire le regole e fare la nostra parte e questo mi tranquillizza molto, però non posso non riflettere sulla scarsissima collaborazione e comprensione della situazione che hanno dimostrato i miei concittadini, e sono seriamente preoccupata per la imminente Pasqua, visto che comunque, già adesso, ci sono adolescenti allo sbaraglio che si trovano in giro per le città e gente che non ha la minima idea di cosa significhi “strettamente necessario” e va a far le spese ogni giorno o chi per un pacco di farina vorrebbe farsi un chilometro a piedi.

Per come sono andate le cose finora non mancheranno di sicuro gli italiani che andranno a fare festa assieme, specie a Pasquetta, ma anche a Pasqua, ma anche dopo il 2 aprile, visto che per molti è segnato in rosso sul calendario come “fine quarantena”!
…e questo mi terrorizza!

Mi terrorizza perché la situazione dei contagi, che già ora non da cenni di miglioramento, peggiorerà in modo catastrofico.
Mi terrorizza perché mi costringerà a stare chiusa in casa per almeno un altro mese [che ottimista che sei!] e sebbene riesca ad impegnare le mani e il tempo, non riesco a tenere a bada l’ansia, l’angoscia, la paura di finire contagiata o che si contagi qualcuno a cui voglio bene. Perché, si è ben visto, la distrazione è questione di un batter di ciglia (o non dipendere minimamente da te) e più tempo devi stare attento a qualcosa, più è probabile che ti distrai anche solo per un minuto, e poi ti ritrovi con un test positivo e a quel punto sono 14 giorni di angoscia terrificante e ingestibile! [anche qui ottimista, perché se sei talmente grave da aver bisogno della terapia intensiva, ti spettano 20 giorni di terrore, vero!]

Filosofia di vita · Pensieri e Riflessioni

Una patatina non può decidere di non cuocersi se immersa nell’olio bollente

Lo so benissimo che non ci si deve basare sui telegiornali, sui social ecc… perché quando prendono un filone di cronaca nera poi non lo mollano tirando fuori tutti i casi possibili che accadono in Italia (e non solo), ma a me suscita una certa inquietudine continuare a sentire di episodi di violenza fisica e verbale di ogni possible tipo, su questioni che non hanno alcuna motivazione reale.

Non mi chiedo il perché, il perché lo conosco, ed è sotto gli occhi di chiunque abbia un briciolo di senso critico e sopratutto un po’ di raziocinio, quel tanto che basta a salire il gradino di “bestia”; mi chiedo se sia possibile mettere una toppa a questa… non so nemmeno come chiamarla… epidemia? imbruttimento? Regressione allo stato animale?Mi da quasi l’impressione che sia una specie di virus, un agente patogeno che contagia chi non ha le difese (socioculturali, di carattere, di istruzione,…) sufficientemente allenate e si ritrova ad agire dando ascolto solo all’istinto brutale della bestia, in modo esplosivo, violento (sia fisico sia verbale), irrazionale, maleducato.

L’origine la conosco, quindi mi chiedo se si possa trovare una cura per tutto questo, se si possa arginare questa cultura dello sfogo, della rabbia, del poli-razzismo, e purtroppo tutte le risposte che riesco a darmi sono negative: la bestia è troppo grande e troppo potente per le armi in possesso a chi la potrebbe combattere, se cerca di farlo di sua volontà. Non viene nemmeno la voglia di combattere, si accettano gli eventi.

Ma le risposte che mi do non sono negative per se stesse, sono negative perché mi rendo conto che manca completamente la volontà di porre rimedio, manca l’interesse per migliorare la situazione perché bisognerebbe agire su diversi fronti, in modo coerente e sincronizzato. Ma perché non si fa nulla? Perché è difficile? Perché non sanno da dove cominciare? Perché fa comodo? Perché sono disfattisti?

Come se ne esce?
Io davvero non ne ho la minima idea e tutte le ipotesi mi sembrano utopiche.
Però è pur sempre vero che ci vorrebbero molti mesi, se non addirittura anni, per poter anche solo intravvedere l’effetto di una qualsiasi azione in tal senso, quindi magari, forse, è davvero iniziato un cambiamento, solo che ancora non se ne vedono gli effetti.

Iniziare solo dalla scuola non credo sarebbe sufficiente.
Non si può insegnare ad amare o a provare empatia verso il prossimo ad uno studente, se tale studente per il resto delle 24h della giornata, si ritrova immerso in un ambiente di odio, menefreghismo, disprezzo, maleducazione, (e chi più ne ha più ne metta).

… una patatina non può decidere di non cuocersi se immersa nell’olio bollente, giusto?

In Danimarca però l’empatia è diventata materia scolastica. Bella notizia o brutta notizia?
Io non conosco nulla del Paese perché nulla arriva nei nostri media, ma per me è una notizia bella e brutta assieme, perché se da un lato evidentemente avevano sentito la mancanza e l’importanza di questo pezzo della natura umana, dall’altro può vuol dire che al giorno d’oggi, far da soli su certi argomenti non è sufficiente e c’è bisogno di essere guidati.

Io non sono esperta, anzi non ne so davvero un tubo, delle dinamiche sociologiche, però mi piacerebbe un sacco incrociare qualcuno con cui parlare di questo, per poter capire se davvero si può cercare di migliorare questo mondo o se siamo destinati a eliminare ogni interazione (virtuale e reale) per non dover soffrire per una qualche forma di violenza.

Perché, siate sinceri, è doloroso crescere figli educati, rispettosi di tutte le diversità, con la mente aperta ai cambiamenti e poi doverli immergere in un mondo dove il colore di una camicia è motivo di pestaggio, dove “per scherzo” si torturano altri esseri umani, dove il colore della pelle stabilisce quanto possa essere competente nel tuo lavoro, dove la tua nazionalità è una bandiera da sventolare o bruciare a seconda delle circostanze…

Io sono molto preoccupata e ogni giorno che passa ho sempre più paura che mi sfugga qualcosa e che venga utilizzato per farmi del male. Ho paura davvero!

La scrittrice del mistero, A. Basso , capitolo 11. Esprime in modo molto chiaro uno dei pensieri sull’irrazionalità delle azioni che avevo tentato inutilmente di scrivere qui e che poi ho cancellato perché era solo una elucubrazione senza basi.