Bullet journal (BuJo) · stilografiche

Una lunga assenza

Non è un periodo stimolante, questo della pandemia.
Esco? Si, esco, due volte a settimana con l’assistente se le giornate sono belle o non troppo fredde come quelle che stanno arrivando in questi giorni, ma sono passeggiate noiose, sempre gli stessi due tre negozi, sempre lo stesso orizzonte e l’attenzione alle stelle per evitare ogni possibile svista e finire contagiati.
La noia e la mancanza di eventi che portino movimento alle giornate, mi ha portato a trascurare questo posto, proprio per mancanza di cose da raccontare.

Però oggi che ho finito di cercare i regali di Natale e sono passata di qua per aggiornare le recensioni dei libri letti, mi è venuta voglia di scrivere.
Ah, sono arrivata al 27mo, me ne mancherebbero due per raggiungere la stessa quantità dell’anno scorso, ma non ci riuscirò, pazienza, nessuno mi paga! XD

Quindi scriverò sicuramente del nulla ma almeno passo un po’ di tempo e vi aggiorno su alcune cose.

Passione stilo: prosegue e si amplia verso altri sviluppi. Della calligrafia onciale avevo già detto, delle penne prese nel sito cinese anche, ma forse vi mancano alcune cose più recenti, tipo che la calligrafia gotica non fa proprio per me e l’ho abbandonata. Però ho visto alla fine del manuale che c’è un terzo alfabeto, che viene chiamato capitale gotica e che sembra proprio bellina da imparare.
Forse poco utile se non viene accompagnata dalla gotica (cioè la sua minuscola) ma pazienza, lo scopo della faccenda è passare il tempo divertendosi!
Ma lo farò dopo Natale, con i regali che riceverò, di sicuro (perché l’acquisto l’ho fatto io ma il carrello lo ha riempito la mamma, quindi ho visto cosa conteneva e le ho dato suggerimenti)!
Adesso non vale la pena perché dalla prossima settimana inizieranno i balletti del Natale con la casa che sarà un porto di mare…

Passione Bullet Journal: il mio bullet journal si è presto trasformato in una sorta di diario, dove scrivo quel che faccio e, se trovo qualcosa di utile che è bene poter ritrovare, lo segno. Mi piace molto questa cosa, perché sono sempre stata sbadata e con la pandemia i ricordi svaniscono ancor prima della fine della giornata.
In questo modo quindi so che se ho un dubbio se ho fatto/non fatto qualcosa, posso andare a verificare.
E in più mi permette di scrivere con le stilo! Cosa non di poco conto!

Ora dico una cosa, perché sono parecchi mesi che la penso, e voglio scriverla qui così, se fosse vero quello che penso, potrei “dimostrarmi” di averlo pensato da mesi.
Si, potrei usare il BuJo, ma non ha la ricerca avanzata! ;D
e se questa cosa venisse fuori tra 1 o 2 anni, come farei a ritrovarla? Rileggendo i diari di 2 anni? No, grazie! Sarebbero, se continuo con questi ritmi, non meno di 360 pagine per anno! (ehehe si, una al giorno più o meno, a cui si aggiungerebbero le pagine monotematiche e quelle del calendario mensile. Una quindicina l’anno!)

Penso che dietro alle varie app come Vin-te-d o le altre due che si stanno contendendo il mercato dopo la sparizione apparente di vin- te-d, ci siano organizzazioni simili ai call center, che mettono la gente a cercare tra le offerte determinati articoli a ben determinati prezzi, per poi acquistarli ma con lo scopo di rivendere gli articoli comprati magari ai mercati o nelle piattaforme di vendita, ovviamente a prezzi superiori.
Perché penso questo non avendo mai usato la app?
Perché ho letto spesso di gente che vende oggetti praticamente nuovi come scarpe di marca a tot e si sente chiedere cose del tipo “posso offrirti/arrivare a tot-10€, me le vendi?” Oppure “prezzo rifiutato”, che non hanno senso se si pensa che debba essere una compravendita tra privati.
Per di più, già nel mio piccolo, al mercato settimanale della mia città, vedo diversi banchetti con oggetti che provengono in modo assolutamente evidentissimo, dalle campane della raccolta indumenti. Qui la cosa che mi fa andare via di testa è che non tutti dicono che è roba usata! Sarà legale? Mah, ho qualche dubbio!

Cose di me · Eventi

Un nuovo caso per la Signorina delle Proteste

Ed eccoci qui, di nuovo a cercare di far rispettare i propri diritti, anche se sono acquisiti, anche se sono personali.

Qualche giorno fa, attorno al 14 aprile, le piattaforme Infinity e Mediaset si sono unite in una sola (erano già la stessa cosa ma Infinity era dedicato al cinema, Mediaset play ai propri programmi tv.
Unione che è si è concretizzata in una unica app che ho dovuto scaricare per poter vedere.

.. si, beh… vedere è una parola grossa, perché non c’era l’icona per trasmettere il contenuto al Cromecast attaccato alla tv!

Spegni, riaccendi, arresta la app, controlla gli aggiornamenti… Nulla! Non c’è!

Aspetto un giorno, visto che ogni tanto era successo anche nella app Infinity ma nulla. Guardo le recensioni su Google Play ed è pieno di gente che si lamenta dello stesso problema.
Cerco su Twitter e ne trovo anche lì.
Faccio un messaggio su Twitter e ovviamente gli algoritmi lo nascondono.
Scrivo a loro più che altro per esprimere il mio disappunto, dargli degli incompetenti e spiegando come ci si dovrebbe comportare davanti ai propri clienti paganti.
Rispondono con mail automatica di guardare le FAQ, e semmai riscrivere.
Controllo e gira e rigira scopro che non è previsto alcun rimborso nemmeno in questo caso, e che Chromecast non rientra tra gli apparecchi supportati.
Non avevo ricevuto nessuna comunicazione a riguardo e avevo attivato un abbonamento annuale il 3 marzo.

Con tutto l’astio che mi caratterizza in questi casi e la certezza di essere nel giusto e di avere dei diritti che sono stati pestati, scrivo (su consiglio di un gruppo fatto per scovare problemi tecnologiciinformatici) all’agcom. Attendo e vedremo chi la vince!

Aggiornamento
Riscrivo a loro usando il link nella mail automatica ricevuta e mi rispondono che “stanno lavorando per renderlo nuovamente disponibile ma non possono dare tempistiche.” Ah e anche che non è previsto alcun tipo di rimborso o risarcimento per gli abbonamenti pagati.

Ho scritto anche all’agcom, ma penso proprio che non mi risponderanno e anche lo facessero credo non mi sarebbe utile.

Comunque ho provato a far partire qualche video direttamente dal tablet: NEMMENO PARTE! quindi sono dei veri incapaci!

Pensieri e Riflessioni

Qualche perplessità e qualche riflessione, messe a casaccio

Dopo aver intimato lo stop a tutto quello che poteva essere fermato, ovviamente ora si sta cercando di allentare sta morsa.

Purtroppo però non viene chiaramente detto che non è perché il pericolo è passato, ma perché i danni all’economia sono già troppi e il sistema sanitario adesso riuscirà a far fronte ad un peggioramento anche più grave di quello che è stato.

In un Paese che vive di turismo, i danni alla categoria sono già immensi ma purtroppo non saranno in alcun modo risanabili perché le perdite continueranno ancora quantomeno fino a fine anno, sempre che sto coronavirus non sia come l’influenza stagionale che fa giri immensi per poi tornare!

Non credo che questa estate saranno molte le persone che avranno ancora ferie da parte per far vacanza o, se anche le hanno, avranno i soldi.
Non so nemmeno quanti potranno avere la voglia di andare in giro con la spada di Damocle di potersi ammalare o con la prospettiva di non poter vedere i musei, andare al ristorante, stare al mare.

Ormai ci esce dagli occhi che le uniche armi in nostro possesso al momento sono: il distanziamento sociale, la mascherina e la sanificazione, e io sinceramente mi domando se qualcuno ha valutato la possibilità che le spiagge diventino una bomba sanitaria in meno di un batter di ciglia.
Non parlo solo delle distanze di sicurezza, che sarebbero già difficili da far rispettare con la gente ferma nelle piazzole degli ombrelloni, ma proprio del mare, dell’acqua.
Credo che nessuno possa dire di non aver mai fatto pipì in mare, quindi siamo proprio sicuri che il virus non potrà circolare in acqua e entrare ovviamente in contatto con tutte le mucose possibili del corpo di decine di persone specialmente bambini e loro genitori?

Ho lasciato per ultima la questione della app perché ne sono davvero poco informata ma mi sorge una perplessità.
È quasi quotidiana la notizia di persone multate perché sono andate in giro anche se vincolate in quarantena obbligata perché positivi, allo scoccare delle zone rosse e lockdown ci sono state fughe di irresponsabili verso altre regioni, quindi mi chiedo quale utilità può avere una app del genere se è evidente come il sole che chi eventualmente dovesse stare a contatto con un positivo il tempo sufficiente per infettarsi, poi non starà di certo a casa perché si è dimostrato che il sapere di essere dispensatori di morte non ferma in nessun modo l’italiano in crisi da mancato movimento.
E chi sa di essere potenzialmente positivo non farà altro che “dimenticare” il cellulare a casa e come sempre accade nel Belpaese “fatta la legge trovato l’inganno” perché tanto “io non sto mica male, perché devo starmene a casa ad annoiarmi?/devo andare a lavorare/fare la spesa/fare jogging”. Ok, se lo fermano lo multano, ma prima e dopo avrà bellamente sparso virus come fossero coriandoli!
Dicono che servirà per scopo scientifico, per capire come si diffonde e che chi la ha avrà accesso assicurato ai tamponi. Mi sta bene ed è giusto, ma allora perché non usare dati già disponibili e aggregati anonimamente come gli spostamenti delle app di tracking dell’attività fisica? Provo a rispondere, forse perché nonostante mia mamma non metta il naso fuori da quasi due mesi, come me tra l’altro, la app contapassi dice che è arrivata più volte fino al distributore?
Credo che tutti i dati già disponibili, le analisi dei big data ad esempio delle ricerche on line, o le attività in entrata/uscita dai telefoni, siano più che sufficienti per qualunque studio scientifico sulla attività del virus.

La strada da percorrere a mio avviso è parecchio diversa: bisognerà prendersi carico di chi è un pericolo per la salute pubblica, ovvero chi è positivo (in base al tampone) e chi è in convalescenza perché non sappiamo quanto può essere infettivo. Entrambe queste categorie dovranno avere garantita una quarantena in luogo sicuro e non a casa propria.