Bullet journal (BuJo) · Eventi · Pensieri e Riflessioni · stilografiche

Varie e aggiornamenti

Rieccomi qui, in una domenica un po’ vuota e noiosetta. Il puzzle della Madonna della Salute lo abbiamo finito a inizio settimana, 20 giorni, ma non tutti di lavoro.

Non so cosa fare, perché ai Sims non posso più giocare così spesso perché poi mi si stanca la spalla. Ancora non ho capito perché ma penso dipenda dalla posizione e dai movimenti col mouse.

Al Gomitolo è stato fatto quasi tutto, ma poi comunque andrò a vedere.

Ho deciso che mollo il mio gioco via browser, ma non voglio sprecare più di 8 anni di gioco, quindi pian piano sto vendendo a prezzi quasi stracciati tutto quello che è vendibile (tutto all’interno del gioco, eh! Non sono soldi veri!). Ma ci vorranno altre settimane, è troppa roba e non si possono vendere più di un tot alla volta (giustamente).

Quindi ho pensato di fare un salto qui, nel mio posticino segreto e sconosciuto…

Col BuJo sto prendendo confidenza ma probabilmente l’avere anche la mia solita agenda non mi permette di apprezzarlo al meglio e per adesso è più una specie di cronostoria / diario di alcune giornate, un raccoglitore di liste monotematiche come ad esempio le ricette che abbiamo provato una sola volta e che sono venute buone e quindi “da rifare” e di quello che so sul mondo delle stilo. La cosa bella che mi piace è che scrivo a mano tantissimo e spessissimo ed è una cosa che mi rilassa e mi piace, visto poi che ho qualcosa come 11 penne stilo in uso, tutte con colori diversi di inchiostro! Che bellezza, che amore!
Non ho ancora avuto il tempo-voglia di fare quell’esercizio di riflessione che l’autore del manuale consiglia di fare per dare inizio ad un Bujo. Me ne dispiace parecchio a dire il vero e probabilmente è solo perché ho paura di quello che so che dovrei scriverci.

La pandemia è sempre grave, peggiora costantemente in tutto il mondo, appaiono varianti come funghi e poco ci manca che ne arrivi una peggiore per contagiosità o letalità. Il Governo si sta sgretolando. In America è cambiato il Presidente.

In tutto sto casino, dieci giorni fa ho fatto una cosa per la prima volta in vita.
Non ne ho scritto perché ancora non ho capito se essere felice o preoccupata per le possibili conseguenze.
Dopo qualcosa come 8 anni dalla mia iscrizione alle liste del collocamento mirato per i disabili, sono arrivata in cima alla lista e mi hanno chiamato. Il problema di queste cose è che nel pubblico, chiamano a caso, cioè non guardano le competenze delle persone (non possono) perché devono seguire le liste, quindi sanno che per andare a pescare nelle liste (lo fanno perché obbligati dalla Legge ad assumere disabili) devono avere a disposizione mansioni di basso livello e avranno davanti persone con zero esperienze e se sono disabili veri*, anche con più di qualche difficoltà fisica.
Insomma, mi hanno chiamato per un colloquio per un posto che richiede diploma di scuola superiore. Tanto meglio direte voi, vuol dire che non è roba difficile o di responsabilità. Giusto.
Io però probabilmente sono il classico caso “sei troppo titolata”. Vabbè, siccome non mi costava nulla perché era qui davanti casa e siccome la signora che mi ha chiamato mi ha sollecitato a partecipare perché era il primo, era vicino e dopo 2 rifiuti ti cancellano, ci sono andata. (anche se sapevo avrei dovuto prendere l’ascensore! E ho cercato di farlo in apnea, ma erano troooopo lenti!)
La mia bella figura l’ho fatta, ovviamente a metà, perché poi, pensandoci, avrei potuto fare meglio, ma l’avevo presa in modo abbastanza svaccato perché il lavoro previsto non era davvero nei miei interessi e soprattutto ora come ora con tutte le difficoltà fisiche che ho, avere una incombenza lavorativa prevede un cambiamento molto importante nella mia quotidianità e non credo di saperlo, volerlo, poterlo… risolvere. Questo è probabilmente il problema più grosso che avrei.

Mi sono fatta lo SpID senza troppi casini, a parte il fatto che avrei aspettato giorni la verifica via video se non avessi provato a cliccare “fai la prova” e quindi avessi capito che dovevo usare il cel o un PC con webcam e non attendere una videochiamata sul cel. Ma questa cosa è tipica mia, non mi preoccupa minimamente. Mi ricapiterà altre 100 volte!

Da tre quattro giorni ogni tanto vengo investita con prepotenza da ricordi del passato, recente e non proprio recente e sono cose che mi tengono compagnia anche per diversi minuti.

Ah, diventerò zia! Zia vera! Non la zia “cugina” che sono stata fino ad ora e sono un po’ emozionata! Preoccupatissima, questo lo devo ammettere. Tanto preoccupata che spesso mi vengono mini attacchi di grande preoccupazione che quasi mi tolgono il fiato o mi fanno piangere, ma vabbè, poi passa… anche in fretta direi!

*dico così perché ho scoperto, quando ho fatto quella specie di corso di inglese qualche anno fa, che nelle liste del collocamento mirato dei disabili ci sono anche trapiantati, ex pazienti oncologici, malati di malattie metaboliche, quindi persone che sono in possesso di tutte le capacità fisiche e mentali di una qualsiasi persona normale e che stando nelle liste ovviamente sono i preferiti e privilegiati dai privati, anche loro obbligati a pescare nelle liste ma che a differenza del pubblico, possono richiedere competenze.

Cose di me · Pensieri e Riflessioni

Diventerò zia!

Diventerò zia! Quasi un miracolo perché molti fattori remavano contro questo evento così strabiliante!

Ci vorrà un bel po’ prima di riuscire a realizzare sul serio questa cosa.
Per il momento sono abbastanza impazzita, vorrei farle mille domande ma non posso. A molte mi ha già risposto inconsapevolmente e ne sono felicissima!

Non potrò “vivere” da vicino questa gravidanza e mi perderò l’esperienza di mia sorella, ma già il fatto di sapere che diventerò zia mi riempie di felicità

…ma anche di preoccupazione!

Tante cose che si affastellano in testa senza capo né coda, a volte un po’ tristi, ma più spesso esaltanti!

Quale mondo vivrà la sua generazione? Verranno chiamati di sicuro la generazione post-pandemia e chissà se saranno di più o di meno degli appartenenti alle altre “generazioni”! Chissà che mondo troveranno! Che scuole avranno!

Chissà di cosa si nutrirà, visto che la madre da piccola, odiava le verdure e si nutriva di pastasciutta, mentre ora si nutre di zuppe e yogurt e non digerisce la carne (e non perché è incinta) e il padre non ha mai amato la carne! Chissà quante lingue parlerà. Chissà se sarà un buon bambino, tranquillo e pacioso o se per la leggere del contrappasso sarà uno scavezzacollo.

Chissà…

libri · Pensieri e Riflessioni

Non vi sopporto più!

No, non sto parlando di voi lettori! Sto parlando di alcune parole che hanno il potere di farmi diventare antipatico chi le usa o mi fanno alzare gli occhi al cielo quando le trovo perché non riesco a capire cosa vogliono dire.

La prima in assoluto, quella che sta sul podio, e non solo da quest’anno, è resilienza! Vi giuro, mi viene l’orticaria ogni volta che la leggo o la sento! Per me è e resterà, un termine tecnico dell’ecologia che indica la capacità di un ecosistema, quindi di un gruppo di individui appartenenti a varie specie animali e vegetali, di riprendersi e assumere nuovi equilibri, dopo un evento che ha perturbato il climax (configurazione e maturazione) raggiunto e non la capacità di resistere, come viene invece spesso usata, quasi fosse sinonimo aulico di resistenza! Negli ecosistemi non c’è nulla che resiste, l’ecosistema si piega, soccombe sotto il peso della perturbazione, solo che poi trova nuove strade e nuovi equilibri per continuare a vivere e non è detto che abbia gli stessi elementi di prima, anzi! Quando la usano come sinonimo di resistenza o della capacità di incassare gli eventi normali della vita delle singole persone, a me scoppia la testa! Il vero significato non è attribuibile ad un singolo ma deve prendere in considerazione il suo intorno, il suo ecosistema! L’Italia può essere resiliente, una città può esserlo, una singola persona no! La singola persona può essere re si sten te!

Le altre due parole a dire il vero, sono usate solo nei libri e penso che mai nessuno le abbia pronunciate sul serio in una frase, anzi vi dirò di più, secondo me nessuno, nemmeno chi le traduce o le scrive nel proprio libro, sa bene quale sia il loro vero significato! Sono diventate quasi una tradizione quando si deve descrivere qualcuno si usano dinoccolato e allampanato! Che fastidio!

Dinoccolato a me fa venire in mente i movimenti dei pupi siciliani, delle marionette, con le articolazioni tutte libere e non ho mai visto nessuno, nemmeno per strada, che si muovesse così!

Allampanato a me fa venire in mente una persona alla fine di una corsa o dopo che è rimasta a lungo in un ambiente molto caldo, quindi faccia sudaticcia, colorito rosso…

e invece allampanato significa magro, macilento (e anche qui, di magri e macilenti conosco solo una persona anoressica e il mio prof di pedologia che non concepiva il perdere tempo per mangiare)

Con dinoccolato ci sono andata più vicino ma sinceramente non è che si vede gente con andatura dondolante così spesso…