Bullet journal (BuJo)

e allora sto BuJo?

Eh già sono passati tre mesi giusti giusti da quando l’ho iniziato e non ho ancora ben capito se è una cosa utile o no.

Il fatto è che non lo sto usando per come è stato pensato il metodo, ma questo già lo sapevo prima di iniziare, perché nelle mie giornate è già tanto se ci sono due impegni nelle stesse 12 ore di veglia, quindi non mi serve davvero un posto dove indicare le cose da fare!

Però qualcosa di quel metodo lo ho applicato:
– segno se devo fare qualcosa, anche e soprattutto se è una di quelle cose che si tende a procrastinare, e devo dire che funziona bene come stimolo per farle, perché è un po’ come se facessi una promessa a qualcuno. Dopo averlo scritto infatti resta in mente di più e gira che ti rigira, alla fine lo faccio.
– ho fatto delle pagine dedicate a cose singole e specifiche, utili come archivio o per tenere traccia di certe cose.

In buona sostanza però lo uso un po’ come se fosse la cronologia delle mie giornate, ci scrivo gli eventi e i pensieri ma non proprio come se fosse un diario, più come se fosse una cronaca.
Alle volte è invece successo che scrivessi proprio qualche decina di righe di pensieri e riflessioni ma solo perché erano cose che non volevo scrivere qui.

La cosa che però apprezzo di più è proprio lo scrivere a mano e con le mie adorate stilo!!! AAAAAAHHHH che gioia! Con tutti quei miei bei colori! Adesso mi è pure venuto voglia di un altro colore! Come se i 13 che ho non fossero sufficienti!

Se però posso dire una cosa su questo Rhodia, carta tanto adorata da chi scrive con le stilo, è che a me non piace proprio per niente!
Io adoro i pennini normali, ho un solo pennino fino preso tanto per provare, e con la carta del BuJo sono un disastro!
Per scrivere si scrive bene, eh! Il fatto è che anche dopo giorni, se sfioro la pagina con le dita mediamente umide come lo sono quasi sempre le mie, finisce che faccio strisci e sbavature! Perché? Beh, perché l’inchiostro non è assorbito! semplicemente è asciugato sulla superficie!
A me sta cosa proprio non piace, anzi, mi urta parecchio! Penso proprio che cambierò, semmai dovessi continuare a tenere questo mezzo diario! E per ora ho tutta l’intenzione di andare avanti!

Eventi

Due film, due risultati diversi e un libro

Quando in tv non fanno nulla, con la mamma guardiamo qualche film che scelgo (sempre io) in una delle tre piattaforme di streaming che ho a disposizione.
Spesso sono film buoni, o al limite normali, ma alle volte capita di beccare quello proprio brutto. Più raramente invece film belli, o che almeno sono piaciuti molto a una di noi due.

Qualche giorno fa abbiamo guardato Padrenostro, ieri abbiamo guardato The guilty.

Questi due film non potrebbero essere più diversi!
Il primo è un film praticamente muto per una buona mezz’ora, poi iniziano a parlare ma non sono mai dialoghi, cioè non è che uno parla, gli rispondono, parla ancora… Qui, uno parla e di rado qualcuno parla dopo di lui. Le interazioni sono pochissime!
Poi il film prosegue per un’altra ora e mezza dove iniziano per fortuna a parlare ma mai sti gran dialoghi.
La storia tutto sommato non è peggio di molte altre dove sono presentati eventi di una storia italiana di attentati, anche se è più concentrata sulla mente del bambino, di fatto il personaggio principale.

Il secondo è ambientato in una stanza, con un solo personaggio principale visibile, che è un operatore di un centralino della polizia, e che si trova a dover gestire un rapimento.
Lo si potrebbe quasi definire un film radiofonico, e non solo perché non ti mette davanti lo scorrere degli eventi e te li devi immaginare; anche perché è letteralmente fatto da questo operatore, in una stanza, con le cuffie e solo i telefoni a disposizione!
Messo così: zero scene, un solo attore e poi solo voci fuori campo, potrebbe sembrare la ricetta per un film soporifero o di infima categoria e invece ci ha tenuto sveglie e, cosa che direi incredibile viste le premesse, a me è piaciuto un sacco!

*_*_*_*_*_*_ ATTENZIONE SPOILER _*_*_*_*_*_*
(selezionate il testo successivo per poterlo leggere)

A me il colpo di scena, quello che ribalta tutto e che ti fa risistemare sulla poltrona per seguire gli eventi, ha ricordato molto i due libri che ho letto di Picoult (gialli in tribunale), dove in una pagina pensi “è stato lui, punitelo” e alla pagina dopo “no, non è stato lui, non può essere!” e a quella ancora dopo “eh ma allora è stato lui però è pienamente giustificato e quasi lo capisco, non potete accusarlo”. Un continuo, per ogni singola pagina dei suoi libri e il film è stato più o meno così.
Il colpo di scena ha ribaltato le prospettive.

*_*_*_*_*_*_ FINE SPOILER _*_*_*_*_*_*

Questo per dire che, per una volta, un film che non dava molte speranze si è dimostrato interessante, mentre un film che apparentemente sembrava normale, in realtà normale non era nemmeno molto interessante. Forse troppo “mentale” per una come me che preferisce la sostanza alla filosofia.

Bullet journal (BuJo) · Eventi · Pensieri e Riflessioni · stilografiche

Varie e aggiornamenti

Rieccomi qui, in una domenica un po’ vuota e noiosetta. Il puzzle della Madonna della Salute lo abbiamo finito a inizio settimana, 20 giorni, ma non tutti di lavoro.

Non so cosa fare, perché ai Sims non posso più giocare così spesso perché poi mi si stanca la spalla. Ancora non ho capito perché ma penso dipenda dalla posizione e dai movimenti col mouse.

Al Gomitolo è stato fatto quasi tutto, ma poi comunque andrò a vedere.

Ho deciso che mollo il mio gioco via browser, ma non voglio sprecare più di 8 anni di gioco, quindi pian piano sto vendendo a prezzi quasi stracciati tutto quello che è vendibile (tutto all’interno del gioco, eh! Non sono soldi veri!). Ma ci vorranno altre settimane, è troppa roba e non si possono vendere più di un tot alla volta (giustamente).

Quindi ho pensato di fare un salto qui, nel mio posticino segreto e sconosciuto…

Col BuJo sto prendendo confidenza ma probabilmente l’avere anche la mia solita agenda non mi permette di apprezzarlo al meglio e per adesso è più una specie di cronostoria / diario di alcune giornate, un raccoglitore di liste monotematiche come ad esempio le ricette che abbiamo provato una sola volta e che sono venute buone e quindi “da rifare” e di quello che so sul mondo delle stilo. La cosa bella che mi piace è che scrivo a mano tantissimo e spessissimo ed è una cosa che mi rilassa e mi piace, visto poi che ho qualcosa come 11 penne stilo in uso, tutte con colori diversi di inchiostro! Che bellezza, che amore!
Non ho ancora avuto il tempo-voglia di fare quell’esercizio di riflessione che l’autore del manuale consiglia di fare per dare inizio ad un Bujo. Me ne dispiace parecchio a dire il vero e probabilmente è solo perché ho paura di quello che so che dovrei scriverci.

La pandemia è sempre grave, peggiora costantemente in tutto il mondo, appaiono varianti come funghi e poco ci manca che ne arrivi una peggiore per contagiosità o letalità. Il Governo si sta sgretolando. In America è cambiato il Presidente.

In tutto sto casino, dieci giorni fa ho fatto una cosa per la prima volta in vita.
Non ne ho scritto perché ancora non ho capito se essere felice o preoccupata per le possibili conseguenze.
Dopo qualcosa come 8 anni dalla mia iscrizione alle liste del collocamento mirato per i disabili, sono arrivata in cima alla lista e mi hanno chiamato. Il problema di queste cose è che nel pubblico, chiamano a caso, cioè non guardano le competenze delle persone (non possono) perché devono seguire le liste, quindi sanno che per andare a pescare nelle liste (lo fanno perché obbligati dalla Legge ad assumere disabili) devono avere a disposizione mansioni di basso livello e avranno davanti persone con zero esperienze e se sono disabili veri*, anche con più di qualche difficoltà fisica.
Insomma, mi hanno chiamato per un colloquio per un posto che richiede diploma di scuola superiore. Tanto meglio direte voi, vuol dire che non è roba difficile o di responsabilità. Giusto.
Io però probabilmente sono il classico caso “sei troppo titolata”. Vabbè, siccome non mi costava nulla perché era qui davanti casa e siccome la signora che mi ha chiamato mi ha sollecitato a partecipare perché era il primo, era vicino e dopo 2 rifiuti ti cancellano, ci sono andata. (anche se sapevo avrei dovuto prendere l’ascensore! E ho cercato di farlo in apnea, ma erano troooopo lenti!)
La mia bella figura l’ho fatta, ovviamente a metà, perché poi, pensandoci, avrei potuto fare meglio, ma l’avevo presa in modo abbastanza svaccato perché il lavoro previsto non era davvero nei miei interessi e soprattutto ora come ora con tutte le difficoltà fisiche che ho, avere una incombenza lavorativa prevede un cambiamento molto importante nella mia quotidianità e non credo di saperlo, volerlo, poterlo… risolvere. Questo è probabilmente il problema più grosso che avrei.

Mi sono fatta lo SpID senza troppi casini, a parte il fatto che avrei aspettato giorni la verifica via video se non avessi provato a cliccare “fai la prova” e quindi avessi capito che dovevo usare il cel o un PC con webcam e non attendere una videochiamata sul cel. Ma questa cosa è tipica mia, non mi preoccupa minimamente. Mi ricapiterà altre 100 volte!

Da tre quattro giorni ogni tanto vengo investita con prepotenza da ricordi del passato, recente e non proprio recente e sono cose che mi tengono compagnia anche per diversi minuti.

Ah, diventerò zia! Zia vera! Non la zia “cugina” che sono stata fino ad ora e sono un po’ emozionata! Preoccupatissima, questo lo devo ammettere. Tanto preoccupata che spesso mi vengono mini attacchi di grande preoccupazione che quasi mi tolgono il fiato o mi fanno piangere, ma vabbè, poi passa… anche in fretta direi!

*dico così perché ho scoperto, quando ho fatto quella specie di corso di inglese qualche anno fa, che nelle liste del collocamento mirato dei disabili ci sono anche trapiantati, ex pazienti oncologici, malati di malattie metaboliche, quindi persone che sono in possesso di tutte le capacità fisiche e mentali di una qualsiasi persona normale e che stando nelle liste ovviamente sono i preferiti e privilegiati dai privati, anche loro obbligati a pescare nelle liste ma che a differenza del pubblico, possono richiedere competenze.