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Pagina di diario

Chiedo anticipatamente scusa a chi (forse tutti) leggendo questa pagina non ci capirà nulla ma ho davvero bisogno di mettere per iscritto questi pensieri perché stanno diventando troppo ingombranti e siccome sono negativi, il fatto che stiano occupando troppo spazio è una cosa che non mi piace.

Si tratta del lavoro che devo fare sui dati della tesi per pubblicare l’articolo scientifico.

Il professore mi ha lasciato il compito di capire se ci fossero misure spaziali alla base della qualità ecologica e io ho iniziato a lavorare con l’analisi statistica che avevo già usato per la tesi (anche se in modo marginale). Ho fatto riarrangiamenti dei dati, sistemato le tabelle e tutto. A giugno ero arrivata ad avere una analisi, un grafico, che non rispondeva alla nostra domanda di base ma qualche considerazione la si poteva fare comunque. Dopo essere stata al mare mi sono rimessa al lavoro e ho scoperto una seconda metodologia statistica, si chiama MDS e avevo provato a usarla sui miei dati senza dire nulla al professore o a M. perché eravamo a cavallo di ferragosto e non sapevo se l’università fosse chiusa e quindi loro giustamente in ferie. I risultati mi sembravano più “interessanti” e anche che potessero rispondere meglio alla nostra domanda ma ad un certo punto, tra le dispense leggo una frase che mi fa cascare le braccia, ovvero che la metodica può essere usata solo se le variabili hanno scale ad intervalli o proporzionali. Quindi anche questo finisce nel cestino.

A questo punto presa dalla disperazione mi metto a fare il punto cercando di porre graficamente con disegni il mio problema e i miei dati e guardandoli mi sembra che la mia questione sia molto simile ad uno degli esempi che avevo letto nei giorni precedenti e che riguardava un terzo tipo di analisi statistica, la discriminante lineare.

Considerate che io queste analisi statistiche non le conosco, devo partire dalle basi per capirle e poter interpretare i grafici.

Si pone però un problema, il software che il professore mi aveva dato per fare le analisi della tesi e che posso tenere perché ha infinite licenze, non fa questa ultima analisi, che si chiama Analisi discriminante lineare o anche pattern recognition.

Così mi faccio coraggio e scrivo al professore e a M. spiegando di nuovo tutto il percorso e arrivando a raccontare l’ultima “scoperta” e dicendo che mi serve un modo per fare l’analisi discriminante.
Mi risponde in tempi brevissimi M. mostrandomi un grafico che ha prodotto usando i dati che gli avevo passato. Probabilmente i dati erano ancora troppo grezzi, troppi e credo anche strutturati in modo non adatto, però forse qualcosa di buono ne poteva uscire. Il problema è che io non riuscirò mai ad usare quel programma, io non ho quel programma. Unica soluzione sarebbe scaricare una versione di prova di un qualche software ma sono sempre a tempo e l’analisi che mi serve è ad un livello superiore che di sicuro non è compresa nel pacchetto di prova.

Ma non è solo questo,c’è dell’altro. Ho una brutta sensazione, che il professore non abbia lui stesso idea di come fare per rispondere alla domanda.
Mi pare che mi abbiano messo a fare una cosa senza darmi gli strumenti corretti per eseguirla.
Mi sento abbandonata e M. non è di grande aiuto e lo dimostra il fatto che devo spiegargli cosa sto facendo e che non sa aiutarmi nell’interpretare i numeri delle analisi statistiche. Per carità non gli sto dando colpe, non è il suo ramo e non mi ha seguito lui quindi è accettabile che non mi sia di grosso aiuto ma diciamo che va ad aumentare il peso sul piatto della bilancia alla voce “abbandono”.
Il professore tace e non è disponibile e se viene a vedere cosa faccio quando mi vedo con M. quando vado in sede per fare il punto della situazione, dice cose che nessuno di noi capisce dove voglia andare a parare… e poi sparisce. Certo, è occupato ed è giusto che sia così ma, ripeto, mi sembra che mi abbiano messo a svuotare il mare con una forchetta e un secchiello bucato, ecco!