Filosofia di vita · Pensieri e Riflessioni

Una patatina non può decidere di non cuocersi se immersa nell’olio bollente

Lo so benissimo che non ci si deve basare sui telegiornali, sui social ecc… perché quando prendono un filone di cronaca nera poi non lo mollano tirando fuori tutti i casi possibili che accadono in Italia (e non solo), ma a me suscita una certa inquietudine continuare a sentire di episodi di violenza fisica e verbale di ogni possible tipo, su questioni che non hanno alcuna motivazione reale.

Non mi chiedo il perché, il perché lo conosco, ed è sotto gli occhi di chiunque abbia un briciolo di senso critico e sopratutto un po’ di raziocinio, quel tanto che basta a salire il gradino di “bestia”; mi chiedo se sia possibile mettere una toppa a questa… non so nemmeno come chiamarla… epidemia? imbruttimento? Regressione allo stato animale?Mi da quasi l’impressione che sia una specie di virus, un agente patogeno che contagia chi non ha le difese (socioculturali, di carattere, di istruzione,…) sufficientemente allenate e si ritrova ad agire dando ascolto solo all’istinto brutale della bestia, in modo esplosivo, violento (sia fisico sia verbale), irrazionale, maleducato.

L’origine la conosco, quindi mi chiedo se si possa trovare una cura per tutto questo, se si possa arginare questa cultura dello sfogo, della rabbia, del poli-razzismo, e purtroppo tutte le risposte che riesco a darmi sono negative: la bestia è troppo grande e troppo potente per le armi in possesso a chi la potrebbe combattere, se cerca di farlo di sua volontà. Non viene nemmeno la voglia di combattere, si accettano gli eventi.

Ma le risposte che mi do non sono negative per se stesse, sono negative perché mi rendo conto che manca completamente la volontà di porre rimedio, manca l’interesse per migliorare la situazione perché bisognerebbe agire su diversi fronti, in modo coerente e sincronizzato. Ma perché non si fa nulla? Perché è difficile? Perché non sanno da dove cominciare? Perché fa comodo? Perché sono disfattisti?

Come se ne esce?
Io davvero non ne ho la minima idea e tutte le ipotesi mi sembrano utopiche.
Però è pur sempre vero che ci vorrebbero molti mesi, se non addirittura anni, per poter anche solo intravvedere l’effetto di una qualsiasi azione in tal senso, quindi magari, forse, è davvero iniziato un cambiamento, solo che ancora non se ne vedono gli effetti.

Iniziare solo dalla scuola non credo sarebbe sufficiente.
Non si può insegnare ad amare o a provare empatia verso il prossimo ad uno studente, se tale studente per il resto delle 24h della giornata, si ritrova immerso in un ambiente di odio, menefreghismo, disprezzo, maleducazione, (e chi più ne ha più ne metta).

… una patatina non può decidere di non cuocersi se immersa nell’olio bollente, giusto?

In Danimarca però l’empatia è diventata materia scolastica. Bella notizia o brutta notizia?
Io non conosco nulla del Paese perché nulla arriva nei nostri media, ma per me è una notizia bella e brutta assieme, perché se da un lato evidentemente avevano sentito la mancanza e l’importanza di questo pezzo della natura umana, dall’altro può vuol dire che al giorno d’oggi, far da soli su certi argomenti non è sufficiente e c’è bisogno di essere guidati.

Io non sono esperta, anzi non ne so davvero un tubo, delle dinamiche sociologiche, però mi piacerebbe un sacco incrociare qualcuno con cui parlare di questo, per poter capire se davvero si può cercare di migliorare questo mondo o se siamo destinati a eliminare ogni interazione (virtuale e reale) per non dover soffrire per una qualche forma di violenza.

Perché, siate sinceri, è doloroso crescere figli educati, rispettosi di tutte le diversità, con la mente aperta ai cambiamenti e poi doverli immergere in un mondo dove il colore di una camicia è motivo di pestaggio, dove “per scherzo” si torturano altri esseri umani, dove il colore della pelle stabilisce quanto possa essere competente nel tuo lavoro, dove la tua nazionalità è una bandiera da sventolare o bruciare a seconda delle circostanze…

Io sono molto preoccupata e ogni giorno che passa ho sempre più paura che mi sfugga qualcosa e che venga utilizzato per farmi del male. Ho paura davvero!

La scrittrice del mistero, A. Basso , capitolo 11. Esprime in modo molto chiaro uno dei pensieri sull’irrazionalità delle azioni che avevo tentato inutilmente di scrivere qui e che poi ho cancellato perché era solo una elucubrazione senza basi.